11/09/08

Roma: città aperta?

Fosse successo in qualunque altro paese, la cosa avrebbe già suscitato abbastanza preoccupazione da destare una mobilitazione dell’opinione pubblica. In Italia ( mi viene da dire, con rassegnazione) naturalmente il silenzio. Eppure quattro episodi di violenza agli omosessuali nell’arco di nove mesi nella stessa città, cioè Roma, meriterebbero il nome di “emergenza” e forse magari a fianco “intolleranza”, ma evidentemente si riservano questi termini per altre questioni.

Al principio di Novembre 2007, precisamente nella notte di Halloween, tre ragazzi omosessuali sono stati aggrediti alla Stazione Termini da un gruppo di italiani e uno di loro ha avuto sette giorni di prognosi riservata ( ma non ho sentito parlare di “emergenza sicurezza” ).
Nel Febbraio del 2008, il locale simbolo della vita omosessuale di Roma, il Coming Out, che porta come frontespizio l’arcobaleno, il simbolo biblico della pace e della speranza ( mi sia concesso, alti prelati di citare il Sacro Testo ) è stato incendiato. Nell’Aprile 2008, a ridosso del ballottaggio tra Alemanno e Rutelli, un gruppo di ragazzotti, entusiasmandosi al suon di “Duce Duce”, forse “soggettivamente” in buona fede come i repubblichini rispolverati dal ministro La Russa , hanno fatto irruzione al Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli e ne hanno devastato l’ingresso. E dulcis in fundo, nel Luglio 2008 una ragazza lesbica che lavora nello stesso locale incendiato sopraccitato, uscendo dal locale è stata aggredita a pugni e a calci e si è beccata tre giorni di prognosi, sempre per lo stesso motivo “ sei un frocio di merda” ( e vai a spiegare all’aggressore che fosse una donna ).

Questa sera del 9 settembre, prima di andare a dormire, da buon habituè apro la pagina on line di Repubblica e apprendo che un gruppo di ragazzi, a Roma, aggredisce una coppia omosessuale mentre passeggiava lungo Via dei Fori Imperiali. La motivazione pare sia sempre la stessa, in questo caso si ha però una variante, il plurale: “siete froci di merda”, sarà pure perché l’intolleranza ha un solo vocabolario come ha un solo sinonimo, l’ignoranza. L’avvenuto dovrebbe stupirmi, ma non mi stupisce più, dovrebbe impaurirmi e forse un po’ mi impaurisce ma, probabilmente, essendo gay e avendo paura di italiani come me, il nome “emergenza sicurezza” non si addice al mio, anzi, usando al nostro caso, e utilizzo il pluralis maiestatis non a caso.

Ma, paradossalmente, non ritengo pienamente colpevoli i ragazzi che hanno aggredito la coppia. Colpevolizzo di più chi, in questi anni di dibattito in Italia, accentuatosi da tre anni a questa parte, ha denigrato l’omosessualità, la ha bollata innaturale, segnata come smacco del grande progetto divino e ben orientato della natura. Colpevolizzo di più chi sentendosi intermediario col divino e detentore della moralità, mettendo al primo posto la teologia piuttosto che la solidarietà, la comprensione e la fraternità, etichetta come innaturali persone e relazioni, benché non mi dia fastidio, anzi ritengo che arricchisca il dibattito pubblico, una visione del “bene pubblico”, purché non detti l’agenda della politica, politica che però non riesce ad essere autonoma e indipendente da questo corpus dottrinario.

Il sindaco di questa città, dichiara di apprendere “con sconcerto che purtroppo ancora una volta a Roma si è ripetuto un atto di aggressione ai danni di giovani gay” augurandosi “che gli inquirenti facciano al più presto luce su questo grave fatto e che i responsabili dell'aggressione siano consegnati alla giustizia in tempi brevi”, ma non si chiede come mai il fascismo da lui stesso relativizzato, diventato “male assoluto” solo dopo l’alleanza con Hitler, dopo averci privato della libertà, mandava gli omosessuali ai lavori forzati nelle miniere sarde, questo prima dell’alleanza col suddetto, perché dopo li spediva direttamente sui carri diretti ai campi di concentramento, insieme agli ebrei. Dovrebbe anche chiedersi perché la sua parte politica continua a delegittimare l’omosessualità, del perché un accenno di proposta di legge sulle unioni di fatto avanzata da Rotondi e Brunetta sia stata immediatamente gelata dal restante Pdl, del perché gli eredi politici dei “repubblichini”, messi sullo stesso piano dei partigiani da parte un Ministro della Repubblica Italiana ( che si fonda sull’antifascismo ) nonché suo compagno di partito, si divertano a pestare gli omosessuali e a sfasciare i loro luoghi simbolici.

Arriveranno a breve, spero, anche i messaggi di solidarietà da parte del neonato Partito Democratico, dovrei dire il mio partito dato che, tappandomi il naso, facendo vincere in me l’antiberlusconismo, alle scorse elezioni politiche ha avuto il mio voto. Perché mi sono tappato il naso? Perché non ci si può presentare come il partito “nuovo”, della sinistra riformista e lasciare che al proprio interno ci siano soggetti che col cilicio e il crocefisso, esorcizzano qualsiasi idea o stile di vita vada contro alla morale cattolica, e questo non perché non si possa trovare la veltroniana “sintesi” tra concezioni laiche e cattoliche ma per un motivo molto più banale. La sintesi, si trova, hegelianamente, quando le due concezioni antitetiche e i loro portatori riconoscono che senza l’altra non sono autosufficienti, quando sono disposte a mettersi in gioco, a essere prive di pretese di superiorità. Chi ritiene di essere un portatore della rivelazione non ammette altre vie o altre idee, non si inserisce veramente nel “discorso” col presupposto della ragionevolezza, perché il suo è il punto di vista “vero”, entra in gioco l’Assoluto e il suo Verbo, e il Dio degli Ebrei e dei Cristiani è Uno, Una è la Sua Parola. Se sono convinto che Dio creò non solo il cielo e la terra, ma anche l’uomo e la donna per procreare, non posso ammettere unioni che “devino” da questo disegno divino e quindi, non sono posso votare per dare pari diritti a chi da questo disegno provvidenziale devia. Se sono convinto che la vita sia un “dono” divino, non posso ammettere che ci siano uomini che decidano, volontariamente, di dare un taglio alla propria vita, qualora non ne rimanesse che un brandello alimentato dalle macchine ( mi sorge un dubbio: su Eluana perché il Pd si è astenuto? Davvero per sollecitare il governo a legiferare su queste situazioni o per non creare dissidi interni ancora più aspri?). Un partito di sinistra non può ammettere simili personalità, può ammetterle qualora abbandonino, per dirla con Weber, l’etica della convinzione, per adattarsi, da bravi uomini politici, ad un’etica della responsabilità: mi sporco le mani, entro a contatto con ciò che ritengo sia “male” ma svolgo il mio mestiere, l’arte di governare, che, in quanto tale, deve essere universale e che deve quindi rivolgersi a tutti, e non ad una cerchia di popolazione ( che per quanto sia vasta non raccoglierà mai tutti) che condivide i miei stessi principi morali.

Un partito di sinistra deve sfidare queste concezioni, un partito di sinistra deve promuovere l’eguaglianza dei cittadini, il rispetto della diversità di sesso, di razze, di religione, deve battersi affinché una moderna democrazia lasci liberi di scegliere e realizzare il proprio progetto di vita a tutti, sottolineando come ogni progetto di vita che non leda gli altri o la società sia degno di rispetto. Uno stato che non mi lascia libero di scegliere quando mettere fine alla mia vita, qualora mi ritrovassi in coma, in nome di un presunto bene superiore ( la vita eterna che perderei facendolo ) è uno stato paternalista, uno stato democratico e laico è quello che garantisce a chi crede di non mettere fine alle cure artificiali, ma che dà a me che non credo la possibilità di non fare martoriare il mio corpo in nome della metafisica. Uno stato che non mi garantisce sicurezza perché omosessuale, uno Stato che non garantisce ad una coppia omosessuale la reversibilità della pensione, l’assistenza in caso di malattia di un membro della coppia, il diritto di successione e tanti altri diritti, in nome di un presunto bene superiore per la società , stabilito nei secoli dei secoli da Dio e non dal mutare dei costumi della società stessa, è uno stato paternalista, è uno stato che non da eguale libertà a tutti, perché meno diritti, nella modernità, equivale a meno libertà.

Non penso di chiedere molto. Chiedo solo che la parte politica che attualmente mi rappresenta in Parlamento abbia più forza e coraggio nel portare all’attenzione pubblica questi temi, chiedo che venga fatta una battaglia culturale in nome del rispetto, e non solo della tolleranza, ma anche dell’accettazione, che spinga affinché nelle scuole non si insegni solo che la Grecia è la culla dell’Occidente, ma che quelle città stato gravide di cultura e di arte sono sopravvissute per secoli accettando al loro interno relazioni omosessuali, senza che sprofondassero all’inferno. Chiedo che, di contro ad una concezione rigida della sessualità, se ne insegni un’altra, che tenga conto non di presunti ordini divini, ma di fattori genetici e culturali, che si parli di darwinismo, del fatto che l’evoluzione della specie e la selezione naturale eliminano i fattori destabilizzanti per la prosecuzione del genere umano, e che se l’omosessualità non si è estinta, forse un ruolo lo avrà ( alcuni scienziati parlano anche di “surplus di convivenza pacifica” nelle specie animali in cui è presente un alto tasso di omosessualità, di un alto fattore di coesione sociale e minore conflittualità ).

Chiedo che un partito che si chiama riformista lo sia, che stia a fianco delle fasce meno tutelate della società, chiedo che ci sia uno Stato che mi riconosca, che mi faccia non solo sentire uguali agli altri, ma che mi dia i mezzi per farlo. Forse così facendo, non riusciremo ad evitare che dei beceri, gridando “Duce Duce” pestino ancora noi omosessuali, ma almeno che degli adolescenti non ci fermino per strada, sputandoci e lanciandoci oggetti addosso, e magari dargli la possibilità di allargare i loro orizzonti e di aprirsi al vasto scenario dell’umanità.

_Mr.Botocs_

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